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SALVATORE MARCHESE - Il proprio Io: in un pennello, in una tela


La immagino fissare una tela bianca posta su un cavalletto e accanto tanti colori che aspettano soltanto che quel benedetto pennello dia il via con delle tracce di colore, alla danza della fantasia, frutto di una inquieta aspettativa, di una impazienza quasi inaspettata..
E come se il mondo intorno a lei, fosse sospeso. Un mondo in gioco.
Un mondo che prevale nella miriade dei suoi colori, delle sue mutazioni, dei suoi umori, una emozione da trasmettere a chiunque si fermi per un attimo, a guardare “le sue creature”.
Chiude gli occhi contro la luce del sole, mentre in se penetra la brezza del vento che porta il profumo e il canto della natura; questa magnifica illusione le crea una emozione interna, che oscura la macchia bruciata della realtà che la circonda.
Queste sensazioni sono segrete, non si possono raccontare, ma soltanto sentire; non si possono svelare ma soltanto esprimere con un cavalletto, una tela bianca, tanti colori ed un pennello che diventa il prolungamento del braccio, qualcosa che carnalmente le appartiene, che fa parte di se. Specialmente quando viene assalita dalla forza dei suoi pensieri, martoriata dal vento dei suoi ricordi.
Il tutto può sembrare un egocentrismo, una condiscendenza verso se stessi, come se si fosse intrappolati negli spasmi della propria esistenza o cercare considerazione e amore, per poter lisciare le penne e rifiorire.
Poi la mano vince le incertezze e le perplessità, ed il pennello cerca i colori, cerca la tela, cerca di esprimere i propri desideri, la voglia di case antiche e di castelli, di alberi e di chiese, di nuvole e di fontane e gli infiniti spazi.
Frutto di ricordi d’infanzia e desiderio di vivere immersa nella sua natura.
Nelle sue opere, infonde quei colori e quelle immagini che la riportano alla sua fanciullezza, ai suoi ricordi più limpidi, alla sua religiosità, sovrapponendo al suo tratto pittorico la forza della natura viva con lastre di pietra lavica, basalto antico, frutto del ventre della terra.
Inconsciamente creando, uno stile nuovo, istintivo, non codificato.
Un mosaico, racchiuso nello stretto spazio di una cornice, chiave di volta dell’Essenza del proprio IO………” In un pennello, in una tela”.
A questo punto ho staccato lo sguardo dai quadri di Ausilia Patane, non volevo che la mia recensione si trasformasse in peseudoscienza, o ad un effetto placebo.
Perché anch’io a volte, come ora, mi trovo davanti un foglio bianco ed una penna…..ed un mondo che gioca.


SALVATORE MARCHESE


Paterno – 30 Agosto 2006

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